Nel teatro greco, anticamente, alla rappresentazione della Tragedia seguiva la farsa.
Come a dire: dopo la commozione, le lacrime, ecco le risate.
Anche nel teatro dell’opera dei pupi, talvolta, in tempi non lontanissimi, qualche puparo catanese seguiva questa consuetudine. (1) Così, dopo la triste morte di Ruggiero e di Orlando (che tanta commozione genuina provocava nel pubblico), o di qualche altro cavaliere molto amato, irrompeva in scena uno scatenato Peppininu che infiammava la platea con i suoi lazzi in dialetto siciliano.
Risate ed applausi.
Tragedia e farsa, come nell’antico teatro greco dove, dopo Ifigenia in Tauride (una delle più belle tragedie di Euripide) si svolgeva il dramma satiresco, la farsa.
Si può, oggi, riproporre questo semplice ma efficace meccanismo teatrale?
Certo, il pubblico di oggi non risponde come quello di un tempo, non si appassiona ed emoziona eccessivamente alle gesta dei paladini, ai loro scontri, ai duelli, ai loro amori contrastati, alla morte degli eroi.
L’interesse a riproporre lacrime e risate resta solo un esperimento intellettuale?
Ecco, come esempio, un primo e breve spettacolo di sofisticata comicità da far seguire allo spettacolo classico: Perché a Pechino non si può dormire? inserito nella rubrica “testo spettacoli”.
Una rivisitazione della favola Turandot di Carlo Gozzi e dell’omonima opera lirica di Giacomo Puccini. Con la più bella romanza che sia mai stata scritta "Nessun dorma".
Nello spettacolo è chiaramente presente Peppininu che con la sua arguzia riesce ad “sciogliere” le due sorprendenti e antitetiche soluzioni legate all’enigma della Sfinge e al terzo enigma di Turandot.
1) Il puparo Franco Cuticchio di Palermo, nel febbraio di quest'anno, ha realizzato una serata con un avanspettacolo con le maschere Nofriu e Vurticchiu, lo spettacolo classico – L’assedio di Parigi – e, a concludere, una farsetta comica con Nofriu e Vurticchiu: un mix molto gradito e apprezzato dagli spettatori.
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