CATANIA  Tesi di laurea sul caratteristico teatro siciliano

"Il puparo precursore del teatro e della regia" 


  Un viaggio dentro le emozioni e i ricordi, alle radici di un patrimonio universale. Discutendo brillantemente una tesi su "L'Opera dei pupi: viaggio intorno al gesto e alla parola", relatrice Sarah Zappulla Muscarà, si è laureato in Scienze della Comunicazione Danilo Mangano, delfino di una famiglia di pupari ancora attivi. Una laurea-spettacolo in cui il giovane ha messo a fuoco il pupo, la sua origine e la sua evoluzione fino ai nostri giorni. Sono stati passati in rassegna i temi delle rappresentazioni epiche, la costruzione delle splendenti armature, la tecnologia che ha accentuato la suggestione degli artifici (luci, rumori, sangue, commenti musicali).
  La dissertazione della tesi è stata accompagnata da proiezioni di un folklorico materiale iconografico e, a sorpresa, è stata realizzata dal vivo un'emozionante "chanson de geste" di un improbabile scontro fra Rinaldo e Peppenino.
  L'identità culturale siciliana passa attraverso l'arte popolare del narrare storie fantastiche d'altri tempi, i miti dei paladini di Francia, le vicende di eroici cavalieri cantate dai cantastorie. Lo scrittore Luigi Capuana commentava: "Tutta la materia della storia di Guerin Meschino e dei poemi cavallereschi si svolgeva in meravigliose gesta; e i cavalieri della Tavola Rotonda e i re e i cavalieri mori, e Carlo Magno, e Gano di Magonza. e Angelica e Rinaldo si affollavano sui palcoscenici".
  Anche oggi gli immortali pupi hanno dei validi maestri che difendono, attualizzano e tramandano un'arte antica, quella del puparo. Si tratta di una forma di spettacolo con tecniche di costruzione rigorose, secondo le particolarità e le diversità di aerea d'appartenenza: più snodabili e piccoli nel Palermitano, più grandi ma rigidi nel Catanese.
  Le incerte origini intorno alla fine del '700, nel Regno delle due Sicilie, hanno avvolto nella leggenda l'inizio dell'avventura "puparesca" a Catania: importatore dei pupi sarebbe stato don Giovanni Grasso (1792-1863), padre di quel don Angelo che le "sparava grosse" e nonno del grande attore di teatro e cinema, Giovanni Grasso Sr. Secondo un'altra fonte ad introdurli sarebbe stato invece don Gaetano Crimi (1808-1874), giramondo "poeta della cavalleria".
  I pupari del Duemila, accanto ai "classici" repertori, scrivono nuovi testi e copioni, costruendo scene e pupi nuovi, curando l'illuminotecnica  apparato sonoro più sofisticati.

ANDREA TRICOMI