Biagio Sgroi, la voce dei pupi siciliani
di Santo Privitera
Fra i protagonisti dell'Opera dei Pupi. Biagio Sgroi assume il ruolo di innovatore dell'arte di "parrari" le marionette. A questa figura il centro culturale "Vincenzo Paternò-Tedeschi" ha dedicato l'ultimo incontro prima della pausa estiva. "Biagio Sgroi: Una vita tra i pupi siciliani", relatore Alfio Russo, presidente regionale della Federazione Italiana Tradizioni Popolari, con il puparo Salvo Mangano, che ha dato vita a una rappresentazione scenica dal vivo, offerta dall'Associazione culturale "Il Paladino". Mangano, che fu allievo prediletto dello Sgroi, si è soffermato sulle tecniche e le modulazioni fonetiche adottate dal maestro, facendone direttamente ascoltare la voce incisa in audiocassetta.
Biagio Sgroi (Catania, 1918-2003) fu l'ultimo dei grandi "parraturi", ma non si limitò solo a tale funzione e, assecondando un'antica tradizione, i pupi seppe anche costruirli. Capace di recitare a soggetto col solo ausilio di un semplice canovaccio, Sgroi, ometto piccolo, dagli occhi vispi e pungenti, era solito prodursi in lunghissimi dialoghi. "La sua specialità fu quella di alternare contemporaneamente la voce maschile a quella femminile, dote certo non comune. Collaborò, infatti, con le più note e antiche famiglie di pupari operanti a Catania dal secondo dopoguerra e lino agli anni 90. Una figura di transizione, dunque; che attraversò i momenti esaltanti di quest'arte così come quelli di grande crisi seguiti all'incalzare del progresso che determinò un repentino cambiamento di gusti da parte del pubblico.
L'intervento di Alfio Russo si è dipanato sul filo della memoria, in un continuo intrecciarsi tra considerazioni storiche generali e ricordi personali, visto che Sgroi fu anche un suo stretto parente (lo zio, fratello della madre). Nei ricordi di Russo, che hanno reso a perfezione il carattere di questo artista bravo e stravagante, anche tanti curiosi aneddoti. Come quella volta che, dovendo ultimare urgentemente la costruzione di un pupo, rimasto a corto di parrucche, fece ricorso alla folta chioma della moglie. Di notte tagliò i capelli alla consorte
mentre questa dormiva. La donna non si accorse di nulla fino al mattino seguente.