Due spettacoli dei pupi alle "Ciminiere" di Catania
Carmelo Coco
Il 18 ottobre 2009, nell'ambito del congresso internazionale Italo-Francese svoltosi a Catania, sono stati presentati, al teatro delle "Ciminiere" di Catania, due spettacoli dei pupi:
- Angelica a Parigi.
- 'A tragica storia râ barunissa Macalda Scaletta, 'a prima scacchista siciliana.
- Direzione artistica di Salvo Mangano.
- Realizzazione del gruppo teatrale "Il Paladino" di San Pietro Clarenza (CT).
Ringrazio la Provincia Regionale di Catania
che con il suo patrocinio ha messo a disposizione il teatro e ha permesso la realizzazione dei due spettacoli.
Il primo spettacolo è stato "Angelica a Parigi" liberamente adattato dall’ Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo. (1)
Un soggetto cavalleresco, dunque, (l'onore, l'impeto di primeggiare, l'intreccio amoroso, il duello, lo scontro tradizionale e interminabile tra
Cristiani e Saraceni, ovvero tra Orlando e Ferraù) ma non manca (gli appassionati e gli intenditori dell'opera dei pupi lo avranno certamente notato) un personaggio molto caro ai pupari catanesi: il Famiglio (Peppininu, la maschera popolare catanese) che rappresenta la saggezza, la scaltrezza e la sagacia popolare.
Una sorta di scudiero di Orlando (Peppininu chiama Orlando "Principali") i cui interventi e parlate, in rigoroso dialetto catanese, sono scritti dagli stessi pupari. Un pupo molto amato che si ritrova anche nell'Orlando Furioso dove ha una parte rilevante nel rinsavimento di Orlando.
Personaggio apprezzatissimo ancor di più nell'eclettica voce dialettale di Nuccio Mangano (fratello del direttore artistico); una voce armoniosa che gli permette di interpretare più personaggi (sua, ad esempio, è
anche la voce dell'emiro tunisino della seconda rappresentazione).
Peppininu in una scena di "Angelica a Parigi".
Il testo della seconda rappresentazione ('A tragica storia râ barunissa Macalda Scaletta, 'a prima scacchista siciliana) contiene delle precise e volute peculiarità: il dialetto siciliano (in versi rimati), il parlatore
(la voce narrante fuori campo).
- La scelta del dialetto siciliano era quasi obbligata, trattandosi di vicende storiche siciliane, e si è anche rivelata come una scelta felice e indovinata.
- Il parlatore (la voce narrante fuori campo) utilizzato per introdurre il personaggio di Macalda e per spiegare la situazione scenica (Chista è 'a tragica storia /
ri 'na barunissa senza gloria. /
Macalda vinni chiamata, /
'na bedda fimmina sfurtunata. /
'Mpriggiunata n'u casteddu ri Matagrifuni, /
n'a turri di lu re Riccardu cori ri liuni), che, però, si lascia coinvolgere nelle vicende e diventa partecipe del dolore e dell'angoscia della protagonista:
quando, ad esempio, usa le stesse parole di Macalda
('U chiantu nun servi a nenti, /
nun servunu li lamenti), o nell'unico punto in cui si rivolge direttamente alla baronessa, quasi a smorzare e lenire la terribile notizia della morte del marito
(Ma iddu nun ti po' cchiù veniri a sarvari. /
Intra 'n saccu ittatu a mari /
to' maritu è mortu comu 'n tradituri).
I due protagonisti della sfida scacchistica.
Un momento della sfida scacchistica.
Ben riuscita la scena scacchistica grazie alla precisa intenzione di inserire elementi tridimensionali sul palcoscenico: il palchetto, la scacchiera. La scacchiera, utilizzata da Donna Macalda e l'emiro, è di originale
artigianato tunisino.
La scacchiera utilizzata per lo spettacolo.
Straordinaria l'unica
parratrice (la voce femminile) dei due spettacoli, che ha dato voce, vita e sentimento ad Angelica e Donna Macalda. Dura nelle invettive contro il re angioino,
quello spagnolo e i baroni siciliani:
(Mmalidittu 'u re spagnolu malu graditu, /
mmalidittu 'u re francisi banditu, /
mmaliditti li baruni tradituri, /
mmaliditti e tutti mentituri).
dolce nel ricordo delle terre amate e perdute:
Bedda Scaletta, bedda Ficarra, beddi me' terri,
ironica nel constatare la diversa condizione di trattamento nella quale erano tenuti, lei e l'emiro, durante la prigionia:
A tia 'na bedda cuverta ca pari 'n'arazzu, /
jù jittata supra 'n pagghiazzu. /
Ppi mia acqua, 'na crosta ri pani e dui carduni senza sapuri, /
ppi tia pani friscu, aranci, vinu e lu megghiu manciari. /
Tu si' trattatu ccu tutti li unuri, /
jù ca' cci restu finu a muriri. /
Tu po' nesciri basta ca pavi, /
ppi mia nun cci sunu dinari ca cci ponnu abbastari.
fiera durante la partita con l'emiro:
Facemu sta partita a scacchi,
tra siciliani e saracini, /...
N'a st'arti ri li scacchi ca ri vuatri 'mparamu /
semu li primi e rivali cchiù nun avemu.
Due spettacoli nei quali storia, arte e cultura della nostra amata Sicilia si sono intrecciate e fuse con l'emozione.
Ho ringraziato personalmente tutti i componenti del gruppo teatrale Il Paladino.
Ringrazio ancora il direttore artistico, Salvo Mangano, (autore di commedie e di canovacci per il teatro dell'opera dei pupi), vero Maestro nel dare voce e anima
ai pupi che, con interesse e passione, si è prestato a rappresentare questo piccolo omaggio ai congressisti.
[Ogni tipo di riproduzione, sia del testo che delle foto, è rigorosamente vietata]
Note:
1) Ecco un breve sunto: Angelica, figlia del Re del Catai, giunge alla corte di Carlo Magno assieme a quattro giganti e al fratello Argalia. Della ragazza, di una bellezza affascinante, si innamorano tutti i paladini.
La principessa Angelica è venuta in Francia per chiedere aiuto contro i nemici che minacciano il suo regno e propone una sfida: chi batterà Argalia in duello potrà sposare Angelica; chi invece perderà, dovrà seguirla per difenderne il regno.
I paladini accettano la sfida. Ma Argalia dispone di armi magiche e fatate e con queste riesce a battere molti cavalieri.
Ferraù, comunque, riesce a sconfiggere Argalia in duello e lo uccide. Angelica fugge disperata per la morte del fratello ma viene inseguita da Orlando, follemente innamorato di lei.
Qui seguono altre avventure fino al duello tra Orlando e Ferraù e la battaglia finale.
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